Bisogna portare la carta d’identità quando si esce di casa?
No. Ma su richiesta delle autorità bisogna sempre fornire le proprie generalità. Se il pubblico ufficiale ha il sospetto che tu stia mentendo, dando un nome falso o un indirizzo di residenza inesatto, può portarti in questura o in caserma per l’identificazione.
Domande correlate
- Si può vietare di portare un cane in una casa in condominio? Sì, ma solo a condizione che sia previsto da un regolamento di condominio approvato all'unanimità, altrimenti non si può vietare di avere gatti, cani o altri animali da compagnia in casa.
- Si può querelare il partner convivente che ruba la carta di credito all'altro? Si. La regola che vieta la possibilità di querelare per furto il coniuge non si applica ai conviventi (Cass. 37873/2019).
- Posso portare con me un coltellino fuori di casa? No. Si viene incriminati per porto abusivo di armi anche per un piccolo coltello. Non conta la lunghezza della lama. Se però si tratta di un coltello da cucina, senza cioè la lama su entrambi i lati, è possibile portarlo con sé a patto che si abbia una valida ragione da fornire alla polizia (ad esempio il fatto di utilizzarlo per un campeggio, per portarlo dall’arrotino, ecc.).
- Per installare una telecamera sulla porta di casa bisogna mettere il cartello con l’avviso? No. Il cartello va messo solo in caso di telecamere condominiali.
- È un diritto portare il cane in ufficio per non lasciarlo solo a casa? No. L’Italia non ha una disciplina specifica sulla possibilità di portare i cani o altri animali domestici in ufficio. Regole e divieti sono stabiliti autonomamente nei regolamenti aziendali.
- Il marito può denunciare la moglie se gli ruba la carta di credito? No. La legge esclude la punibilità per il reato di furto tra marito e moglie. Non si può querelare il coniuge che ruba all'altro.
- Per leggere la Gazzetta Ufficiale bisogna pagare? No. La lettura della Gazzetta Ufficiale è gratuita ed aperta a ciascun cittadino italiano. Tutti vi possono accedere dal sito della Gazzetta Ufficiale.
- Si paga la spazzatura se la casa è disabitata? L’immobile residenziale in cui non abita nessuno non è soggetto al pagamento della Tari. Deve però risultare completamente disabitato nel periodo d’imposta. Per dimostrare che una casa è disabitata non basta non rispondere al campanello: è necessario che non presenti utenze - ossia i contatori di luce, acqua e gas allacciati alle reti pubbliche – e arredi. È invece tenuto a versare la Tari chi ha una seconda casa in cui non mette mai piede, ma in cui risultino attive le utenze o gli arredi minimi per poterci abitare.
- Si può pignorare la prima casa? Si. Un creditore come la banca o la finanziaria può pignorare la prima casa.Solo l’Agente per la riscossione esattoriale (ad esempio, per le imposte dovute allo Stato, Agenzia Entrate Riscossione) non può pignorare la prima casa, ma deve trattarsi della casa di residenza del debitore, adibita a civile abitazione e non di lusso (ossia accatastata nelle categorie A/1, A/8 e A/9). Fuori da questi casi, l’esattore può pignorare l’immobile di proprietà del contribuente solo a patto che il debito sia superiore a 120mila euro e il valore di tutti gli immobili di sua proprietà sia superiore a 120mila euro.
- Si può mantenere la residenza nella casa data in affitto? No. Se il proprietario dell'immobile, anche dopo la consegna delle chiavi al conduttore, non dovesse fare la variazione di residenza, quest'ultimo potrebbe inviare una segnalazione all'ufficio dell'anagrafe comunale affinché avvii le pratiche per la dichiarazione di irreperibilità.
- Separazione: si può evitare che, in presenza di figli, la casa vada all’ex moglie? Sì. È necessario che, nella casa, la coppia non abbia mai vissuto negli ultimi anni del matrimonio. Difatti, il giudice assegna al genitore con cui vanno a vivere i figli solo la casa “coniugale”, quella cioè ove la famiglia viveva abitualmente prima della separazione.
- Se una coppia di conviventi con figli si separa, la casa va alla madre? Si. Secondo numerose sentenze della Cassazione le coppie non sposate sono equiparabili a quelle sposate. Pertanto, la madre che ottiene la collocazione dei figli ha diritto di abitare nella casa intestata all'ex partner.