Si può vendere una casa ricevuta in eredità se si è in maggioranza?
No. Per la vendita di un bene in comunione ereditaria è necessario che vi sia l’unanimità di tutti i comproprietari. Chi vuol quindi liberarsi dalla propria quota può chiedere al tribunale di disporre la divisione forzata della comunione. In tal caso, se la divisione del bene non è possibile in natura, il tribunale procede alla sua vendita forzata e a dividere il ricavato tra gli eredi.
Domande correlate
- Se si ha la maggioranza si può cambiare amministratore di condominio in qualsiasi momento? No. È necessaria la maggioranza dei presenti che rappresenti almeno la metà dei millesimi dell’intero condominio. In ogni caso, se la revoca non è dettata da una giusta causa, bisogna pagare all'amministratore il compenso per la residua parte del mandato.
- Si può essere costretti a pagare due volte lo stesso debito se si perde la ricevuta di pagamento? Si. Difatti la prova del pagamento spetta sempre al debitore. Ecco perché è sempre meglio usare forme di pagamento tracciabile, nel qual caso la prova è costituita proprio dalla movimentazione bancaria.
- Si può vendere una casa con un abuso edilizio? No. L’articolo 40 della legge 47/1985 stabilisce la nullità degli atti di trasferimento di immobili che presentino un abuso edilizio.
- Si può vendere una casa con dentro una persona? Si. Se la casa è in affitto, il contratto prosegue con il nuovo proprietario. Se però c’è un comodato, il nuovo proprietario non deve rispettare la scadenza del comodato. Quindi, il comodatario deve lasciare l’immobile (Cass. 664/2016).
- Si può affittare una casa di un parente defunto senza aver accettato l'eredità? Si. È lecito affittare senza aver fatto la successione, ma bisogna essere consapevoli che la firma del contratto implica un'accettazione tacita dell'eredità.
- Si può vendere un cane di razza senza pedigree? No. La legge vieta di vendere un cane di razza senza pedigree. Sono previste sanzioni per i trasgressori. Si può vendere un'animale di compagnia senza pedigree purché non sia di razza.
- Si può escludere la moglie dall’eredità? No. Lo si può fare solo divorziando. La semplice separazione non basta. La moglie è infatti un erede legittimario a cui spetta sempre una quota del patrimonio del defunto. Tuttavia, se la separazione è avvenuta con “addebito”, ossia con imputazione della responsabilità alla moglie (ad esempio in caso di tradimento), questa è automaticamente “diseredata”: perde cioè ogni diritto sull’eredità dell’ex marito.
- Si può escludere un fratello/sorella dall’eredità? Si. Fratelli e sorelle non sono eredi legittimari. Hanno diritto all’eredità solo se il defunto non ha figli e non ha fatto testamento. Invece se il testatore ha fatto un testamento, per diseredare un fratello o una sorella basta solo non citarli nel testamento stesso.
- Si possono vendere frutta e verdura ai margini della strada? No. Secondo la Cassazione, l'esposizione del cibo ai gas di scarico delle auto può configurare un reato. Bisognerebbe coprire i cibi con tele o plastiche pulite ed ermeticamente chiuse.
- Se si opta per la separazione dei beni si evita così che la casa vada all'ex coniuge in caso di separazione? No. Difatti, ciò che il giudice assegna non è la proprietà dell'immobile - che resta sempre in capo all'originario titolare - ma il diritto di abitazione. Diritto peraltro che è a tempo limitato e sussiste solo fino a quando i figli non andranno a vivere altrove o non avranno le risorse per potersi mantenere da soli. In pratica il diritto di abitazione spetta finché ai figli spetta il diritto di mantenimento.
- Il coniuge può vendere la sua quota di comproprietà della casa in comunione? No. La quota della comunione dei beni tra coniugi non può essere ceduta.
- Se si commette un reato si può essere perdonati dal giudice? Si. Se il reato è punito con la reclusione nel massimo a non più di 5 anni e/o con una pena pecuniaria e il reo non è “abituale” (cioè non ha commesso più volte il reato) si ottiene l’archiviazione del procedimento penale. Ma ciò solo a patto che le conseguenze del reato vengano ritenute dal giudice “tenui”. È ciò che si definisce “particolare tenuità del fatto”.