Si può stipulare un contratto di apprendistato con un familiare?
Si. Ma ciò a patto che venga dimostrato l’effettivo rapporto di lavoro in essere. Deve essere provato che il familiare non lavori gratis.
Domande correlate
- Con un contratto di lavoro a termine ci si può dimettere quando si vuole? No. Anche il dipendente, come il datore di lavoro, deve rispettare la scadenza del contratto, salvo sussista una giusta causa dipendente dal comportamento illecito del datore.
- Si può disdire un contratto già firmato? No. Ciò è eccezionalmente possibile solo se sopraggiunge un’impossibilità oggettiva di esecuzione del contratto non dovuta a colpa del contraente e sempre a condizione che l’esecuzione del contratto stesso non sia ancora iniziata. È il caso, ad esempio, in cui firmi un abbonamento in palestra ma un giorno prima di iniziare i corsi ti fai male e non puoi più allenarti per molto tempo.
- Si può prestare un appartamento senza contratto scritto? Sì, il comodato (ossia il contratto con cui si presta un bene a un’altra persona senza il pagamento di un corrispettivo) non deve essere per forza scritto, non richiede cioè una scrittura privata o un atto notarile. Il comodato può essere anche orale.
- La moglie che tradisce può chiedere l’assegnazione della casa familiare? Si. L’assegnazione della casa spetta tutte le volte in cui il genitore ottiene la collocazione dei figli. La casa è una misura in favore dei figli e non del coniuge. L’eventuale “addebito” della separazione alla moglie per tradimento non pregiudica la possibilità che il giudice le affidi i figli e, con essi, conseguentemente anche la casa.
- Sul contratto che hai firmato con la banca c’è solo la tua firma; manca quella del direttore. Il contratto è valido? Si. Anche se per legge tutti i contratti con la banca devono essere scritti, a detta della Cassazione il consenso della banca di aderire al contratto si può desumere anche tacitamente dall'avvenuta attuazione del contratto stesso (ad esempio, nel caso di un mutuo, dall’erogazione del denaro al cliente).
- Nel contratto di affitto non c'è scritto chi deve pagare la registrazione. Il padrone di casa può chiedere il rimborso di metà della spesa? Si. Se il contratto non prevede nulla, la spesa va ripartita al 50%. Il contratto non può mai addossare tutta la spesa sull’inquilino.
- La donazione è un contratto? Si. Contrariamente a quanto di solito si crede, si ha un contratto quando c’è lo scambio di consenso da entrambe le parti. E nella donazione da un lato ci deve essere la volontà del donante di donare e dall'altro la volontà del beneficiario di ricevere. Non si può donare qualcosa a qualcuno che non la vuole. La donazione è un contratto a titolo gratuito perché, a fronte della prestazione di uno dei due soggetti, l’altro non deve eseguire alcunché.
- Hai contratto un debito, puoi restituire il dovuto pagando in criptovalute? No, lo puoi fare solo se il creditore accetta tale forma di pagamento.
- Se un bagnante affoga in piscina, il bagnino “irregolare” (senza cioè un regolare contratto di lavoro) è responsabile? Si. Secondo la giurisprudenza, anche il bagnino “in nero” è responsabile. Difatti il bagnante fa affidamento su di lui e quindi riveste una posizione di garanzia.
- Si può fissare la residenza dove si vuole? No. La residenza deve essere per forza stabilita dove si vive per gran parte dell’anno (la cosiddetta “dimora abituale”). Chi indica all’ufficio anagrafe una residenza diversa commette reato di falso in atto pubblico. Inoltre la posta si considera validamente consegnata all’indirizzo indicato, anche se non ritirata.
- Se si commette un reato si può essere perdonati dal giudice? Si. Se il reato è punito con la reclusione nel massimo a non più di 5 anni e/o con una pena pecuniaria e il reo non è “abituale” (cioè non ha commesso più volte il reato) si ottiene l’archiviazione del procedimento penale. Ma ciò solo a patto che le conseguenze del reato vengano ritenute dal giudice “tenui”. È ciò che si definisce “particolare tenuità del fatto”.
- Si può vendere una casa ricevuta in eredità se si è in maggioranza? No. Per la vendita di un bene in comunione ereditaria è necessario che vi sia l’unanimità di tutti i comproprietari. Chi vuol quindi liberarsi dalla propria quota può chiedere al tribunale di disporre la divisione forzata della comunione. In tal caso, se la divisione del bene non è possibile in natura, il tribunale procede alla sua vendita forzata e a dividere il ricavato tra gli eredi.