Si può imporre a un no-vax di pagare le spese mediche se dovesse essere ricoverato?
No. Una norma del genere sarebbe incostituzionale. La nostra Costituzione prevede il diritto all’assistenza sanitaria gratuita per tutti. Inoltre, il diritto alla salute è indisponibile, cioè non può essere oggetto di rinuncia.
Domande correlate
- Se al padre viene tolto l'affidamento del figlio deve pagare le spese per il suo mantenimento? Si. Il mantenimento è dovuto per il solo fatto di essere genitori, indipendentemente dall'affidamento o dalla collocazione del minore.
- Puoi passare col semaforo rosso se un tuo parente, ricoverato in ospedale, si è aggravato all’improvviso? No. Secondo i giudici, per non pagare la multa ci deve essere un pericolo grave e imminente, cosa che non ricorre se il malato è già in ospedale e affidato alla cura dei medici. Diverso sarebbe se il malato fosse in auto con te per essere trasportato al pronto soccorso.
- Si può essere costretti a pagare due volte lo stesso debito se si perde la ricevuta di pagamento? Si. Difatti la prova del pagamento spetta sempre al debitore. Ecco perché è sempre meglio usare forme di pagamento tracciabile, nel qual caso la prova è costituita proprio dalla movimentazione bancaria.
- Condominio approva delle spese straordinarie senza istituire un apposito fondo. Devi pagare? No. La mancata costituzione del fondo speciale per i lavori straordinari è causa di nullità della delibera condominiale da far valere in qualsiasi momento, anche a distanza di molto tempo. Il che significa che i condomini non sono tenuti più a pagare nulla per i lavori.
- La scuola può imporre a un maggiorenne di far firmare le giustificazioni ai genitori? No. È scritto espressamente nello statuto degli studenti.
- Un avvocato può chiederti il rimborso delle spese vive se hai ottenuto il gratuito patrocinio? No. Non è ammessa alcuna richiesta, neanche per rimborso fotocopie o benzina. L’intera prestazione deve essere gratuita; il cliente non deve spendere neanche un euro. Diversamente, l’avvocato può essere segnalato al Consiglio dell’Ordine territoriale e subirà una sanzione disciplinare.
- Si possono dividere le spese condominiali in parti uguali? No. La regola è sempre quella dei millesimi (salvo per quei servizi come l’ascensore che servono di più alcuni condomini). Per stabilire una regola diversa, come appunto la divisione in parti uguali, ci vuole l’unanimità.
- Se perdo in appello devo restituire le spese legali anche del primo grado? Sì. È il giudice d’appello che stabilisce la restituzione di quanto già versato e l’ulteriore condanna alle spese processuali del secondo grado.
- Se l’inquilino va via di casa senza consegnare le chiavi, il locatore può obbligarlo a pagare ancora l’affitto? Sì. Il locatore ha diritto al pagamento dei canoni di locazione fino a quando non ottiene la materiale disponibilità dell’appartamento. Nel frattempo però non può forzare la porta di casa per accedere al proprio immobile (diversamente commetterebbe reato), ma deve avviare lo sfratto e, in caso di mancato rilascio, avvalersi dell’ufficiale giudiziario.
- Un figlio che vive ancora a casa dei genitori deve contribuire alle spese di casa se lavora e prende uno stipendio? Si. La legge lo obbliga ad aiutare la famiglia in proporzione alle sue capacità economiche.
- Si può vendere una casa ricevuta in eredità se si è in maggioranza? No. Per la vendita di un bene in comunione ereditaria è necessario che vi sia l’unanimità di tutti i comproprietari. Chi vuol quindi liberarsi dalla propria quota può chiedere al tribunale di disporre la divisione forzata della comunione. In tal caso, se la divisione del bene non è possibile in natura, il tribunale procede alla sua vendita forzata e a dividere il ricavato tra gli eredi.
- Se si commette un reato si può essere perdonati dal giudice? Si. Se il reato è punito con la reclusione nel massimo a non più di 5 anni e/o con una pena pecuniaria e il reo non è “abituale” (cioè non ha commesso più volte il reato) si ottiene l’archiviazione del procedimento penale. Ma ciò solo a patto che le conseguenze del reato vengano ritenute dal giudice “tenui”. È ciò che si definisce “particolare tenuità del fatto”.